Pagellone 2023, A-L: Almeida, Bagioli, Ciccone, De Lie, Evenepoel, Ganna, Healy, Kuss, Laporte

In questo mese di dicembre che ci permette di salutare il 2023 e proiettarci verso il 2024 è tempo di bilanci. Come di consueto la nostra redazione vi propone dunque il Pagellone della stagione di ciclismo su strada conclusasi poche settimane fa: un’occasione per analizzare i protagonisti in positivo e in negativo di quanto successo da gennaio ad ottobre. I nomi dei corridori saranno presentanti in ordine alfabetico dalla A alla Z. Inoltre, questo articolo ci permetterà anche di iniziare a pensare a cosa aspettarci dal prossimo anno, tra corridori che dovranno confermarsi e altri che invece cercheranno il riscatto.

LETTERA A

Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), 5,5: Il tedesco anche nel 2023 continua a faticare a farsi trovare pronto nei finali di corsa e portare a termine il lavoro dei compagni di squadra. Il momento migliore della sua stagione è sicuramente il Giro d’Italia, in cui raccoglie tanti piazzamenti e riesce ad alzare le braccia al cielo sul traguardo di Tortona, un successo che da solo non basta per uno come lui. L’unica altra vittoria dell’anno arriva al Giro d’Austria, mentre per il resto dell’anno raccoglie sono piazzamenti (e per di più non molti).

Roger Adrià (Equipo Kern Pharma), 7: Continua la crescita del giovane corridore spagnolo, che non a caso si conquista sulla strada un contratto nel WorldTour. Pur senza vincere, ottiene due podi e dodici Top10 (sfiorata anche alla Freccia vallone) nel corso dell’intera stagione, affermandosi come l’uomo di riferimento della sua squadra, non tradendo la fiducia.

Edoardo Affini (Jumbo-Visma), 6: Un’altra stagione a servizio dei capitani per il mantovano, spesso chiamato a tirare il gruppo nelle prime fasi di corsa. Se di solito, però, il classe 1996 riusciva a ritagliarsi sempre i suoi spazi a cronometro, quest’anno non brilla nella sua specialità: il miglior piazzamento è un terzo posto nella volata di apertura della Vuelta Burgos. Ma è chiaro che le tante energie e focus spesi per i capitani tolgono inevitabilmente a sé stessi tenendolo in una dimensione inevitabilmente più limitata e ristretta.

Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep), 5,5: Due vittorie (la Faun-Ardèche Classic e una tappa al Giro del Delfinato) non gli consentono di salvare una stagione che lo ha visto ancora troppo altalenante rispetto ai suoi standard e nel quale ha spesso corso più di cuore che di gambe. Il transalpino (ancora influenzato dai postumi della caduta alla Liegi – Bastogne – Liegi 2022?) non riesce, infatti, ad essere incisivo né nelle classiche, né al Tour de France, dove entra in sette fughe, senza però riuscire mai a lottare per la vittoria. Malgrado il grande impegno, non riesce quindi a rispondere con i risultati alle tante critiche ricevute dal patron Patrick Lefevere.

Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), 7: Numerosi piazzamenti in corse dal profilo altimetrico variegato, che lo avvicinano a quel successo purtroppo ancora solo sfiorato. Soprattutto al Giro d’Italia il classe 1996 corre con atteggiamento aggressivo, andando spesso all’attacco, ma sulla strada trova sempre qualcuno più forte di lui che frena le sue ambizioni di vittoria. Il corridore campano trapiantato in Toscana riesce comunque a farsi notare, tanto da meritarsi un contratto con una squadra WorldTour a partire dal prossimo anno.

Joao Almeida (UAE Team Emirates), 8: Che il 2023 sia stato l’anno del definitivo salto di qualità? Il portoghese è finalmente riuscito ad agguantare la prima vittoria di tappa e il primo podio in un Grande Giro, correndo una Corsa Rosa da assoluto protagonista, ciliegina sulla torta di una stagione piena di piazzamenti (non è, infatti, mai uscito dalla top 10 delle corse a tappe affrontate). In particolare sulle strade italiane coglie il secondo posto alla Tirreno-Adriatico, per poi essere protagonista di una grandissima vittoria nella tappa del Monte Bondone al Giro d’Italia (che poi chiuderà in terza posizione) andando per la prima volta anche all’attacco in alta montagna, terreno dove solitamente si gestisce correndo sulla difensiva. Dopo aver vinto il titolo nazionale a crono è secondo anche al Giro di Polonia, mentre alcuni problemi di salute lo rallentano un po’ alla Vuelta che chiude comunque in nona posizione, confermandosi un regolarista.

Alex Aranburu (Movistar), 6,5: Tanti piazzamenti, ma nessuna vittoria per lo spagnolo. Il classe 1995 si dimostra un corridore coriaceo, in grado di tenere bene in salita e giocarsi le proprie carte nelle volate ristrette. Il basco sa essere comunque protagonista anche nelle classiche dai percorsi più impegnativi, come dimostrano il settimo posto a San Sebastian e il quarto e il terzo ottenuti rispettivamente a Gp Montereal e Gp Quebec, risultati preziosi per la formazione spagnola ancora in cerca di una idendità precisa.

Thymen Arensman (Ineos Grenadiers), 7: La prima stagione in casa Ineos viene vissuta dal neerlandese soprattutto in supporto ai compagni. Questo, però, non gli impedisce di ottenere un risultato di prestigio: nonostante il grande lavoro fatto in favore di Geraint Thomas, infatti, il classe 1999 chiude il Giro d’Italia in sesta posizione, ribadendo le sue qualità sulle tre settimane. Alla Vuelta, invece, viene messo fuori dai giochi da una caduta che lo costringe al ritiro e gli impedisce di raccogliere risultati importanti nel finale di stagione.

Nikias Arndt (Bahrain Victorious), 5: L’esperto corridore tedesco non vive certo una delle sue migliori stagioni. Approdato nella nuova squadra con la speranza di avere maggiori libertà di azione, il coriaceo e possente sprinter classe 1991 ha qualche opportunità nel corso dell’anno, ma non riesce mai a lasciare il segno, pur con qualche giornata in cui non ci va proprio lontanissimo, vivendo comunque una stagione soprattutto al servizio del team.

Kasper Asgreen (Soudal-QuickStep), 7: Il danese non riesce a brillare nelle classiche di primavera, suo terreno di elezione (anche se grazie ad una corsa all’attacco trova un buon settimo posto al Giro delle Fiandre), ma si riscatta in estate. Dopo aver vinto il titolo nazionale a cronometro, infatti, è grande protagonista nella terza settimana del Tour: andato in fuga per due giorni consecutivi, raccoglie una vittoria e un secondo posto, riuscendo in entrambi i casi a resistere al rientro del gruppo e a far valere poi il suo discreto spunto veloce.

Orluis Aular (Caja Rural-Seguros RGA), 7: Stagione importante per il corridore venezuelano che, oltre a ripetersi doppiamente ai campionati nazionali, conquista a fine stagione la CRO Race dopo averne vinto la tappa regina. Classe 1996, ripaga la fiducia del team con una stagione di grande consistenza che lo vede anche ottenere due successi in Portogallo e cogliere anche interessanti piazzamenti nel WorldTour, tra i quali spicca il secondo posto di tappa alla Vuelta a España.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates), 8,5: Anche se i risultati sono forse meno appariscenti rispetto alla scorsa stagione, il giovane spagnolo dimostra una crescita interessante e si prepara a giocare un ruolo sempre più da protagonista per il futuro. Rientrato alle corse solo a fine aprile per un problema di salute, il classe 2002 apre subito con una vittoria nella cronometro del Giro di Romandia, per poi crollare in salita. Alla gara successiva, comunque, si riscatta subito, vincendo una tappa di montagna e ancora una cronometro al Giro di Svizzera, chiuso poi in seconda posizione, battuto da Mattias Skjelmose ma davanti a Remco Evenepoel. Anche alla Vuelta a España si comporta bene, nonostante non abbia raggiunto l’obiettivo del podio: il catalano chiude, infatti, in quarta posizione, primo alle spalle del terribile trio della Jumbo – Visma.

LETTERA B

Andrea Bagioli (Soudal-QuickStep), 8: Una stagione di buoni risultati che fa leccare i baffi in vista del futuro. I primi piazzamenti per il bergamasco arrivano, infatti, al Giro dei Paesi Baschi dove spesso lotta per i successi di tappa (ottenendo come miglior risultato un secondo posto). Si testa poi nelle Classiche delle Ardenne, dove chiude sesto la Amstel Gold Race. Le cose più interessanti le fa, però, vedere nel finale di stagione, quando vince una tappa al Giro di Vallonia e una al Giro di Slovacchia, preludio ad un autunno italiano da grande protagonista: nell’ultima settimana della stagione, infatti, è terzo alla Coppa Bernocchi, primo al Gran Piemonte e secondo al Giro di Lombardia (quest’ultimo corso ad armi pari con alcuni tutti i più forti corridori del panorama mondiale).

Davide Bais (Eolo-Kometa), 7,5: Splendido vincitore di tappa a Campo Imperatore, trova una vittoria che segna una carriera con una fuga dalla distanza, che conferma essere un campo in cui sa muoversi con proficienza e in cui cercherà di confermarsi in futuro.

Davide Ballerini (Soudal-QuickStep), 5: Ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa in più dal canturino che, invece, complici anche alcuni problemi di salute, corre poco e porta a casa solo alcuni piazzamenti in corse di secondo piano.

Romain Bardet (Team dsm-firmenich), sv: Difficile da valutare la stagione del francese. Il classe 1990 si muove bene nella prima parte, quando è settimo alla Parigi – Nizza e al Giro di Romandia e quinto al Giro di Svizzera. Purtroppo però una caduta con conseguente commozione cerebrale lo costringe al ritiro dal Tour de France, suo principale obiettivo stagionale. Questo influenza anche la sua preparazione per la Vuelta, dove ottiene comunque un terzo e un secondo posto di tappa.

Warren Barguil (Team Arkéa-Samsic), 6: Il corridore bretone tra Giro e Tour è spesso protagonista nella lotta per i successi parziali andando in fuga, ma non riesce mai a portare a casa il risultato pieno: il miglior piazzamento alla fine è il terzo posto sul traguardo di Val di Zoldo alla Corsa Rosa. In una stagione priva di successi vale la pena segnalare anche il decimo posto alla Freccia Vallone.

Filippo Baronicini (Lidl-Trek), 6: Ancora una stagione all’insegna della sfortuna per il giovane azzurro. Alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, infatti, il classe 2000 è vittima della frattura del radio ed è costretto a rimanere lontano dalle corse per un po’. A giugno tutto sembra essersi risolto e il lombardo è tra gli atleti pronti a giocarsi il titolo italiano, ma anche questa volta qualcosa va storto: una foratura gli impedisce di lottare fino in mondo per il tricolore. A fine anno il miglior risultato sarà il sesto posto al Gp Aargau dopo aver lavorato per il compagno di squadra Thibau Nys.

Louis Barré (Team Arkéa-Samsic), 6: Alla sua prima stagione da professionista il 23enne di Nantes fa vedere alcune cose interessanti, arrivando a chiudere in sesta posizione il Tour of Guangxi a fine anno. Adesso sarà da capire come crescerà nei prossimi anni.

Samuele Battistella (Astana Qazaqstan), 5,5: Inizia subito bene la stagione con alcuni piazzamenti che fanno ben sperare, ma poi non riesce a portare a casa la tanto cercata vittoria (al Giro d’Italia ci mettono lo zampino anche alcuni problemi di salute). Qua e là nel corso dell’anno riesce comunque a portare a casa qualche buon risultato, come il nono posto al Giro di Polonia e il sesto al Giro del Veneto.

Phil Bauhaus (Bahrain Victorious), 5,5: Costante nei piazzamenti per tutto l’anno, ma non raccoglie quanto sperato. Il tedesco vince, infatti, una tappa al Tour Down Under a gennaio, ma poi nel resto della stagione non riesce a trasformare in vittorie i tanti podi ottenuti nelle altre volate.

Sjored Bax (UAE Team Emirates), 6: In uno squadrone come quello emiratino fatica un po’ a trovare i suoi spazi e non riesce ad incidere nella sua prima campagna di primavera al Nord. Nel finale di stagione salva comunque l’anno con la vittoria al Trofeo Matteotti.

Cesare Benedetti (Bora-hansgrohe), 6: Ancora una volta il trentino naturalizzato polacco fa il suo e lo fa bene lavorando per i compagni ogni qual volta gli viene richiesto.

George Bennett (UAE Team Emirates), 5,5: Come da lui stesso riconosciuto, il neozelandese ha faticato per tutta la stagione a trovare il giusto colpo di pedale. Sia quando lavora per i compagni, sia quando corre in proprio non riesce ad incidere troppo sulla corsa e la stagione si chiude con il secondo posto ai campionati nazionali e il sesto alla Vuelta Burgos come migliori risultati.

Sam Bennett (Bora-hansgrohe), 5,5: Se l’anno si apre con il sorriso vincendo al primo giorno di gare la frazione inaugurale della Vuelta a San Juan, per il resto l’irlandese è costretto a buttar giù tanti bocconi amari. Non mancano, infatti, i piazzamenti e al Sibiu Tour arrivano anche altre due vittorie, ma, come da lui stesso dichiarato, siamo ben lontani dai numeri di vittorie a cui si era e ci aveva abituati. Nel bilancio complessivo della sua stagione pesa anche il fatto di non essere stato convocato per nessun Grande Giro da un team oramai votato alla missione classifica generale.

Tiesj Benoot (Jumbo-Visma), 7,5: Il belga è l’uomo squadra che tutti vorrebbero avere. Fedele e leale ai capitani, riesce a sfruttare al meglio le occasioni in cui gli viene lasciata libertà come dimostra la vittoria alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Il belga si comporta bene anche nelle Ardenne dove chiude settimo Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi. Anche al Tour de France lavora per la Maglia Gialla Vingegaard, ma prova anche a cercare qualche fuga, ottenendo un quarto posto come miglior risultato. L’unico rammarico della sua stagione è forse il terzo posto alle Strade Bianche: con il gruppetto inseguitori, infatti, il classe 1994 era arrivato ad una manciata di secondi dal leader solitario Tom Pidcock, ma una scarsa collaborazione con il compagno Attila Valter non gli ha permette di concludere l’opera.

Egan Bernal (Ineos Grenadiers), 6: Un voto di incoraggiamento che in tanti abbiamo ricevuto a scuola. Il classe 1997, infatti, dimostra di non essersi ancora del tutto ripreso dal brutto incidente di gennaio 2022, ma la determinazione è tanta: il colombiano, infatti, riesce a portare a termine Tour e Vuelta e nell’ultima settimana della corsa iberica si spinge addirittura in una fuga chiudendo poi la tappa in settima posizione. Da segnalare anche l’ottavo posto al Giro di Romandia. Speriamo che gli sforzi fatti quest’anno possano dare frutto nella prossima stagione.

Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), 7: Il toscano lotta con tutte le sue forze contro i fenomeni e contro la sfortuna e ne può uscire a testa alta. L’anno comincia bene con il successo nel prologo del Tour Down Under, ma una caduta alle Strade Bianche lo costringe al ritiro in una corsa in cui appariva decisamente pimpante. La conseguente commozione celebrale condiziona poi la sua preparazione per le tanto amate classiche. Corre poi Giro e Tour andando in caccia di vittorie di tappa e soprattutto alla Corsa Rosa ci va molto vicino (una volata impostata male gli costa il successo sul traguardo di Cassano Magnago). Al Mondiale è poi l’unico degli umani a provare a sfidare il trio di fenomeni Van der Poel-Van Aert-Pogacar giocando d’anticipo: peccato che nessuno abbia avuto il coraggio di seguirlo.

Pello Bilbao (Bahrain Victorious), 8: Stagione più che positiva per il basco che diventa sempre più il punto di riferimento della sua squadra in salita. Già al Tour Down Under appare molto pimpante, vincendo una tappa e salendo sul gradino più basso del podio finale. Altri buoni risultati nella prima parte di stagione sono il quarto posto a Volta Valenciana e UAE Tour, prima di iniziare a preparare il Tour de France. Grande protagonista al Giro di Svizzera con ottime prestazioni prima che il dolore per la morte del compagno Gino Mader lo costringa a lasciare la corsa, la sua Grande Boucle non comincia nei migliori dei modi e sulle strade di casa esce subito di classifica. Grazie ad un paio di fughe riesce comunque a risalire fino al sesto posto finale e a portare a casa un successo parziale. Da segnalare anche il secondo posto alla Classica San Sebastian.

Stefan Bissegger (EF Education-EasyPost), 5,5: Stagione ben al di sotto delle aspettative per il giovane elvetico che fatica a mettersi in mostra anche a cronometro, nel suo terreno d’elezione. L’unica vittoria arriva, infatti, al campionato nazionale e a livello internazionale c’è solo il secondo posto al campionato europeo come risultato interessante.

Edvald Boasson Hagen (TotalEnergies), 5: Il terzo posto alla Classica Valenciana e il quarto al Gp du Deinan sono gli unici risultati positivi del norvegese che fatica oramai a tenere il ritmo di un gruppo in cui l’età media è molto più bassa della sua.

Cees Bol (Astana Qazaqstan), 6: Il neerlandese rimane fedele al suo compito di ultimo uomo per Mark Cavendish, ma ottiene anche buoni risultati quando può correre in proprio: in particolare si segnala il terzo posto finale alla 4 Giorni di Dunkerque e il quinto nella volata dei Campi Elisi a fine Tour de France.

Niccolò Bonifazio (Intermarché-Circus-Wanty), 6: Una vittoria al Giro di Sicilia e alcuni piazzamenti al Giro d’Italia permettono all’azzurro di strappare la sufficienza, anche se forse la squadra si aspettava qualcosa in più. Avrà ora maggiore spazio e occasione di rilancio.

Franck Bonnamour (Ag2r Citroen), 5,5: Con l’approdo in una squadra WorldTour il transalpino cambia stile di corsa e va sempre meno in fuga. Questo non gli permette di essere protagonista in gara come in passato e raccoglie solo alcuni piazzamenti nel finale di stagione.

Nacer Bouhanni (Team Arkéa-Samsic), sv: La caduta dello scorso anno al Giro di Turchia ha lasciato conseguenze sia psicologiche che fisiche alo sprinter francese che esce dal 2023 molto deluso. Una situazione che lo porta a decidere di appendere la bici al chiodo.

Koen Bouwman (Jumbo-Visma), 6: Tanto lavoro per i compagni di squadra e qualche piazzamento in proprio nel 2023 del neerlandese, che stavolta è apparso abbastanza ai margini del progetto del team.

Marco Brenner (Team dsm-firmenich), 5,5: Tra coloro che sono passati giovanissimi, in questi tre anni fra i professionisti ha faticato ad emergere, per colpe anche non sue, e in questa stagione non è riuscito a dare seguito alla crescita che comunque stava mostrando lo scorso anno. Classe 2002 avrebbe ancora molto davanti a sé, da capire ora se e dove qualcuno gli darà le sue opportunità visto che risulta in rottura con la squadra.

Emanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 6,5: Il tedesco (quest’anno vincitore anche del titolo nazionale) sembra oramai deciso a mettere da parte le ambizioni personali per mettersi a disposizione dei capitani sia al Tour de France che alla Vuelta. Da segnalare il buon quarto posto nella frazione di Laruns vinta dal compagno Hindley.

Santiago Buitrago (Bahrain Victorious), 7,5: Stagione positiva per il colombiano, che soprattutto in primavera ottiene i suoi risultati migliori: il terzo posto alla Liegi – Bastogne – Liegi e la vittoria di tappa al Giro alle Tre Cime di Lavaredo. Falliscono, però, i tentativi di fare classifica generale nei Grandi Giri: è tredicesimo in Italia e decimo in Spagna.

Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies), 7: Tante fughe e tanti piazzamenti in corse di livello nel suo 2023, fino ad arrivare al secondo posto in una frazione del Tour de France. Il transalpino dimostra di saper correre anche in altro modo, chiudendo secondo la Bretagne Classic.

LETTERA C

Jonathan Caicedo (EF Education-EasyPost), 5: Qualche fuga e qualche piazzamento, con la sola vittoria della prova a cronometro dei campionati nazionali, non bastano a salvare la stagione del corridore ecuadoriano, che infatti il prossimo anno non sarà più in squadra.

Lilian Calmejane (Intermarché-Circus-Wanty), 5: Stagione con pochi alti e molti bassi per il transalpino che fatica a tornare sui livelli che aveva mostrato in passato. Alla fine il suo 2023 si chiude con qualche piazzamento in alcune semiclassiche, fallendo gli obiettivi principali e senza riuscire a dare un grande contributo al team.

Walter Calzoni (Q36.5 Pro Cycling), 6,5: Gli è mancato solo il successo, ma come stagione da neoprofessionista davvero non c’è male. Riesce a raccogliere buoni piazzamenti in tante delle corse affrontate, dimostrando grande tenuta e qualità non trascurabili, anche sul piano dello spunto. A una buona primavera fa inoltre seguire anche un autunno in crescita, mettendo in mostra anche attacchi coraggiosi.

Victor Campenaerts (Lotto Dstny), 6,5: Il belga corre in modo generoso andando all’attacco ogni qualvolta ne ha l’occasione. Questo stile di corsa lo porta ad essere premiato con il numero rosso di Supercombattivo al Tour de France, ma anche a vincere la Druivenkoers-Overijse. Al Giro di Lussemburgo torna poi al successo anche a cronometro dopo un lungo digiuno.

Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), sv: Una stagione storta, sotto tanti aspetti. Condizionato durante la preparazione invernale da un intervento chirurgico, ci mette parecchio a carburare. Sembra puntare tutto sul Tour de France, ma deve uscire di gara dopo neanche una tappa a causa di una caduta. Torna in sella per le Classiche autunnali, in cui piazza qualche discreto spunto (secondo alla Tre Valli Varesine, ad esempio) che, a questo punto, fa ben sperare per il 2024.

Simon Carr (EF Education-EasyPost), 6,5: Firma la miglior stagione della carriera, dando seguito alle buone prospettive che si era costruito. La vittoria nella generale del Tour de Langkawi è pesante soprattutto per le economie di squadra, ma il britannico riesce a farsi notare in diverse altre occasioni, soprattutto quando la strada sale: il successo di tappa al Tour of the Alps rappresenta un altro bel momento del suo percorso di crescita.

Hugh Carthy (EF Education-EasyPost), 5: Se il compagno di squadra e connazionale qui sopra ha vissuto la sua miglior stagione, il britannico Carthy è stato parecchio sotto le attese. I piazzamenti di fine stagione non cancellano una Vuelta decisamente sottotono e un Giro d’Italia in cui ha provato a tener duro per una discreta classifica, salvo poi ritirarsi a tre tappe dalla fine. Le cose migliori le ha fatte al Tour of the Alps, dove però non è riuscito a lasciare un sigillo vittorioso.

Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 7,5: Annata senza vittorie ma condita dalla solita regolarità per il 36enne siciliano che calibra le proprie presenze con grande lungimiranza. Incentra la propria stagione sul Giro d’Italia, concluso al quarto posto, e sulla Vuelta dove sfiora un successo di tappa. Tanto basta, assieme a un bel terzo posto finale al Giro di Romandia, per guadagnarsi una sufficienza abbondante, confermandosi una garanzia per il team.

Mattia Cattaneo (Soudal-QuickStep), 7: Il ritiro dal Giro d’Italia rimane il momento meno felice di una stagione in cui ha confermato, una volta di più, le sue caratteristiche di gran combattente, molto spesso al servizio della squadra, e di ottimo specialista delle prove contro il tempo, dove ottiene la vittoria nella crono del Giro di Polonia e la top-10 a Mondiali ed Europei.

Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), 7: Gioca tutto nella caccia alla vittoria di tappa al Tour de France e ci va vicinissimo una volta, beffato solo da Jasper Philipsen, ma poi è costretto a ritirarsi infortunato. Prima, però, aveva timbrato un successo di prestigio nell’ultima frazione del Giro d’Italia, dimostrando anche la convinzione giusta per portare a termine una Corsa Rosa decisamente selettiva. Gli anni passano, ma sa essere ancora ai vertici

Jefferson Cepeda (EF Education-EasyPost), 6: Si fa vedere in tutte le occasioni avute a disposizione, raccogliendo anche punti preziosi per la squadra (soprattutto al Tour de Langkawi) e portando a casa una bella vittoria durante il Tour de l’Ain. Scalatore vecchio stile, che può ancora allargare i suoi margini di miglioramento.

Clément Champoussin (Team Arkéa-Samsic), 5: La sua squadra, neopromossa fra le WorldTour, contava molto su di lui, ma alla fine il piatto è rimasto abbastanza vuoto. Un paio di sussulti all’Arctic Race of Norway e alcuni piazzamenti di giornata hanno dato un po’ di soddisfazioni; il francese, però, è mancato nelle gare più importanti, nelle quali lo si aspettava al cambio passo.

Esteban Chaves (EF Education-EasyPost), 5: I fasti del passato ormai sembrano lontani. Al netto della vittoria del titolo nazionale in linea, il colombiano resta a metà fra il diventare definitivamente un attaccante di giornata e il rimanere legato a logiche di classifica. Così, non arrivano successi e neppure piazzamenti particolarmente di spicco.

Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 8: Dopo tanta sfortuna è arrivata finalmente una stagione di alto livello per lo scalatore abruzzese che si concentra quasi esclusivamente sulle corse a tappe, entrando nei dieci a Tirreno-Adriatico, Giro di Catalogna (dove si impone nella seconda frazione davanti a due big assoluti) e Giro del Delfinato, dove vince una tappa e la maglia a pois facendo le prove generali della bella impresa del Tour de France, che lo vede salire sul podio finale a Parigi. Purtroppo gli è mancato il successo di giornata alla Grande Boucle, ma avrà sicuramente modo di riprovarci.

Simone Consonni (Cofidis), 6: In strada si è visto poco, se si eccettua la vittoria riportata al Saudi Tour e qualche piazzamento, non di primissimo piano, al Giro. In pista parte molto bene, risultando fra i grandi protagonisti degli Europei di inizio stagione; ai Mondiali, però, arriva una caduta e un conseguente infortunio che lo mette fuori causa anche per il resto della stagione.

Valerio Conti (Team corratec-Selle Italia), sv: Chiamato a guidare la ambiziosa formazione toscana, non riesce mai a trovare la condizione in una stagione funestata da due brutti infortuni.

Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroën), 6: La sua squadra si aspettava parecchio di più da lui. Il terzo posto alla Freccia del Brabante e qualche buon piazzamento sparso qua e là in un calendario lunghissimo contribuiscono comunque a creare un discreto bottino di punti, ma le aspettative erano diverse, soprattutto nell’ambito Tour de France, dove il francese è stato poco più di una comparsa.

Rui Costa (Intermarché-Circus-Wanty), 7: Doveva rilanciarsi dopo l’esperienza UAE e lo ha fatto alla grande. Tre vittorie e diversi piazzamenti in apertura di stagione, podio sfiorato alla Strade Bianche, l’ottavo posto a San Sebastian e una Vuelta da protagonista, con tanto di vittoria di tappa. La ciliegina arriva poi in Giappone, da dove porta a casa il trofeo riservato al vincitore della Japan Cup. Non chiudeva una stagione simile, in quanto a risultati, da diverso tempo.

LETTERA D

Alberto Dainese (Team dsm-firmenich), 8: Il classe 1998 non riesce sempre ad avere lo spazio per disputare le volate in prima persona, con la squadra che spesso gli preferisce altri sprinter, ma, dopo il successo di tappa dello scorso anno, riesce a ripetersi al Giro d’Italia, aggiungendo questa volta anche un sigillo alla Vuelta a España e uno all’Arctic Race of Norway. Si conferma un corridore in crescita, i cui limiti non sono forse ancora stati esplorati, ma che con una squadra a suo pieno servizio potrebbe ambire ad ancora di più.

Nicolas Dalla Valle (Team corratec-Selle Italia), 6: Annata tutto sommato positiva per il 26enne, che conquista numerosi piazzamenti, corre e porta a termine il suo primo Grande Giro (conquistando una top-5 di giornata al Giro d’Italia) e, proprio sul finale, ottiene il suo primo successo da pro’ al Tour of Hainan. Nonostante i risultati, non viene però confermato dalla sua squadra.

Stefan De Bod (EF Education-EasyPost), 5,5: Dopo un 2022 abbastanza positivo, il sudafricano fatica a mettersi in evidenza in questo 2023, anche nella sua specialità, la crono, dove ottiene l’unico successo imponendosi ai Campionati Nazionali.

Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck), 7: Chiuso dalla presenza in squadra di corridori come Van Der Poel e Philipsen (motivo per cui cambierà squadra nel 2024), il 32enne riesce comunque a ritagliarsi i suoi spazi, soprattutto attaccando da lontano, e riesce a cogliere una bella vittoria alla Antwerp Port Epic, non facendo comunque mancare il proprio supporto ai compagni nei momenti che contano.

Jasper De Buyst (Lotto Dstny), 7: In molte delle vittorie del compagno di squadra De Lie c’è il suo zampino. Pilastro del treno del talento belga, il 29enne si dimostra però anche in grado di dire la sua quando ne ha l’occasione, andando a cogliere un bel successo (il primo in quattro anni) alla Egmont Cycling Race e una top-5 prestigiosa alla Bretagne Classic.

Thomas De Gendt (Lotto Dstny), 6: Anche se lo si vede meno all’attacco rispetto al passato e meno protagonista quando va in fuga (del resto, gli anni passano per tutti), l’esperto corridore belga resta un lottatore e, soprattutto, un elemento prezioso del team per la sua esperienza e per il lavoro che svolge in favore dei compagni di squadra.

Arvid De Kleijn (Tudor Pro Cycling Team), 8: Stagione della maturità per il velocista neerlandese, che nella formazione elvetica fa il salto di qualità e riesce a essere protagonista con continuità per tutto l’anno. Oltre ai sei successi, tra cui la Milano-Torino, il 29enne trova numerosi piazzamenti, anche nelle tre corse WorldTour alle quali partecipa, dimostrandosi il migliore del suo team.

David De La Cruz (Astana Qazaqstan), 5: Lo scalatore spagnolo chiude la sua esperienza nella formazione kazaka con una stagione simile a quella precedente. I pochi piazzamenti sono concentrati nella prima parte dell’anno (ottavo alla Gran Camiño, dodicesimo alla Parigi-Nizza), mentre i due Grandi Giri che disputa, Tour e Vuelta, terminano con un ritiro, anche se nella corsa di casa è sfortunato dovendo salutare per una gastroenterite quando era vicino alla top-10.

Arnaud De Lie (Lotto Dstny), 9: Dopo una prima annata tra i professionisti già ottima, il giovane talento belga alza ulteriormente l’asticella in questo 2023 e porta a casa dieci vittorie (tra cui la prima a livello WorldTour, al GP de Quebec), con una continuità di risultati che va dall’inizio alla fine della stagione. Nonostante i 21 anni, corre già come un corridore esperto e, oltre al suo spunto veloce, fa valere anche una grande resistenza, che lo candida a protagonista delle classiche per i prossimi anni.

Alessandro De Marchi (Team Jayco AlUla), 6: Corridore sempre generoso e spesso all’attacco, il friulano è protagonista soprattutto di un bel Giro d’Italia, dove arriva vicino al successo in un paio di occasioni.

Laurens De Plus (Ineos Grenadiers), 6,5: Dopo quattro anni torna a correre un grande giro e malgrado sia un gregario riesce a terminare nei dieci, nettamente il suo miglior risultato sinora. In una squadra che ha perso i suoi riferimenti, potrebbe riuscire a ritagliarsi anche più spazio in futuro.

Tim Declercq (Soudal-QuickStep), 6,5: Forse meno appariscente di altri anni, anche perché la sua stessa squadra lo è, il trattore belga è sempre pronto a sacrificarsi per i compagni, sin dalle primissime battute di gara, svolgendo un lavoro fondamentale. Non a caso è stato strappato al team con una offerta che giustamente uno come lui non poteva rifiutare.

John Degenkolb (Team dsm-firmenich), 6,5: Dopo alcune stagioni non troppo buone, il tedesco ritrova un po’ di brillantezza in questo 2023 ed è sicuramente da sottolineare la sua campagna del Nord, dove è protagonista (anche di sfortuna) alla Parigi-Roubaix, chiusa al settimo posto. Corridore non sempre costante, è però prezioso con la sua esperienza per i tanti giovani del team.

Arnaud Démare (Groupama-FDJ/Team Arkéa-Samsic), 6,5: Stagione a due facce quella del velocista transalpino: nella prima parte, vissuta quasi da separato in casa con la maglia della Groupama-FDJ, riesce a cogliere due successi ma viene escluso sia dalla selezione per il Giro d’Italia che da quella per il Tour de France. Dopo la Grande Boucle si concretizza quindi la rottura con la sua storica squadra e il passaggio alla Arkéa-Samsic, con la quale trova due vittorie e altre quattro top-10 in 16 giorni di gara, candidandosi a diventare punto di riferimento della squadra per il prossimo anno.

Rohan Dennis (Jumbo-Visma), 5: L’ultimo anno della carriera del lunatico corridore australiano conferma una situazione di disagio, più mentale che fisica probabilmente, che lo ha portato a vivere una involuzione a tutto tondo, sia nell’andare a cogliere risultati in prima persona, che in supporto alla squadra.

Nico Denz (Bora-hansgrohe), 7,5: Tanto lavoro per i compagni di squadra per il passista tedesco, che però, quando ne ha l’occasione, riesce a essere protagonista anche in prima persona. Come accade al Giro d’Italia, quando, nel giro di tre giorni, coglie due vittorie al termine di altrettante fughe da lontano. Ci riprova, con meno fortuna, anche alla Vuelta, ma prima della fine della stagione ottiene un altro successo in una tappa al Giro di Turchia.

Joe Dombrowski (Astana Qazaqstan), 5: Anche quest’anno lo scalatore statunitense vive una stagione anonima, senza particolari sussulti e con rare azioni da lontano, non riuscendo a contribuire né in termini di risultati né in termini di punti.

Eddie Dunbar (Team Jayco AlUla), 7: Approdato nella formazione australiana in cerca di spazio e per mettersi alla prova nelle corse a tappe, il classe 1996 non riesce a lasciare il segno con una vittoria ma riesce nella sua missione di fare classifica cogliendo un bel settimo posto al Giro d’Italia, mentre è sfortunato alla Vuelta, nella quale cade e si ritira dopo poche tappe.

LETTERA E

Nicolas Edet (Team Arkéa-Samsic), sv: Pochissimi giorni di corsa e i postumi di un infortunio che non gli dànno tregua. Sognava probabilmente una conclusione di carriera più vivace, dal punto di vista agonistico.

Nils Eekhoff (Team dsm-firmenich), 6,5: In fin dei conti, il neerlandese risulta uno dei corridori più pimpanti della sua squadra. Ottiene un successo di tappa allo ZLM Tour, fa bella mostra di sé alla Tro-Bro Léon e anche al Münsterland Giro, raccogliendo piazzamenti di discreto spessore. Le aspettative, rispetto a quel che fece vedere da giovane, sono ancora lontane, ma c’è una buona base da cui ripartire.

Pascal Eenkhoorn (Lotto Dstny), 6: Spesso all’attacco, con una fuga sfiora il successo pesantissimo, piazzandosi secondo in una tappa del Tour de France (quella in cui la fuga ha resistito al ritorno del gruppo fino agli ultimissimi metri). Stringendo, i risultati eclatanti sono ben pochi, oltre quello ottenuto in Francia, ma si è sicuramente guadagnato la pagnotta.

Niklas Eg (Uno-X Pro Cycling Team), sv: Continua la fase discendente del danese, che chiude una stagione decisamente anonima e con essa anche l’intera carriera, dato che ha deciso di ritirarsi a causa del protrarsi di alcuni problemi fisici.

Odd Christian Eiking (EF Education-EasyPost), 5,5: Si dedica fondamentalmente alla “raccolta punti”, andando a caccia di piazzamenti in corse di medio-alto livello. La missione riesce parzialmente, se si pensa che il norvegese entra nei primi 10 di giornata in una sola occasione, durante la Arctic Race of Norway.

Itamar Einhorn (Israel-Premier Tech), 6,5: Per il velocista israeliano, che si conferma campione nazionale, trattasi della miglior stagione della carriera, per distacco, confermando una crescita costante in questi ultimi anni. Oltre alle vittorie, ottenute in corse minori, spiccano il quarto posto alla Milano-Torino e il nono allo Scheldeprijs, due appuntamenti in cui si è misurato con tanti colleghi decisamente più quotati.

Kenny Elissonde (Lidl-Trek), 5,5: Il francese recita da protagonista al Tour de l’Ain (chiuso al secondo posto), ma poi lancia pochi altri segnali, correndo comunque spesso in sacrificio ai compagni. Alla Vuelta prova a mettersi in mostra con qualche attacco, ma alla fine il piatto rimane vuoto.

Felix Engelhardt (Team Jayco AlUla) 7: Come prima stagione da professionista, davvero niente male. Vince la Per Sempre Alfredo e una tappa alla Vuelta a Castilla y Leon, mostrandosi spesso protagonista nei finali di corse che si sviluppano su percorsi mossi. Chiude l’annata con il secondo posto alla Japan Cup, dopo aver portato a termine la Vuelta, ovvero il primo Grande Giro affrontato in carriera. I segnali, considerato anche quanto ha fatto a livello giovanile, sono più che confortanti per il futuro.

Lucas Eriksson (Tudor Pro Cycling Team), 6: Attacca spesso, non foss’altro per far vedere la maglia di campione nazionale svedese. In fin dei conti raccoglie pochino, ma rimane un corridore affidabile nell’economia della squadra svizzera, che grazie a lui ottiene comunque una buona visibilità nel suo primo anno fra i professionisti.

Remco Evenepoel (Soudal-QuickStep), 8,5: L’obiettivo Giro d’Italia sfuma per il Covid, non prima che il belga riesca a vincere due tappe a cronometro. Quello della Vuelta a España svanisce per una clamorosa “cotta”. Si rifà parzialmente vincendo tre frazioni sulle strade spagnole. Uscendo dai Grandi Giri, il belga vince il Mondiale a cronometro, la seconda Liegi consecutiva, la Clasica San Sebastian, la generale dell’UAE Tour, una tappa al Giro di Svizzera, il titolo di campione nazionale in linea (che in Belgio non è cosa di poco conto) e due frazioni alla Volta Catalunya. I rimpianti Rosa e Rosso rimangono, ma è una stagione comunque notevole.

Caleb Ewan (Lotto Dstny) 5: Un solo successo, al GP Marcel Kint, è davvero poco per uno dei velocisti più importanti del panorama internazionale. Si piazza spesso, andando due volte sul podio di giornata del Tour de France: proprio in questa corsa, però, conferma la difficoltà a digerire le gare a tappe, ritirandosi a metà percorso, come accaduto altre volte in passato. Questo aspetto, oltre al rendimento calante, lo portano alla rottura con la squadra. Da vedere se, nel 2024, l’aria “di casa” (correrà per la Jayco-AlUla) gli farà bene.

LETTERA F

Matteo Fabbro (Bora-hansgrohe), 5,5: Finito a margine del progetto della formazione tedesca, lo scalatore trentino fatica a mettersi in mostra, non trovando neanche mai realmente la forma per poter far cambiare idea al team. Un paio di buoni risultati confermano ancora una volta il suo talento, che la Polti-Kometa spera di poter far esplodere finalmente dopo sei anni da professionista in cui il salto di qualità tanto atteso al momento non è ancora arrivato.

Alessandro Fancellu (Eolo-Kometa), 5,5: Tra i giovani più promettenti del panorama italiano, il 23enne comasco a sua volta non esplode, finendo così per lasciare una squadra nella quale avevano manifestatamente puntato molto sulla sua crescita, cedendo in un certo senso il suo posto proprio al corridore precedente. La crescita mostrata lo scorso anno purtroppo non c’è stata e la speranza è che il cambio di ambiente possa dargli lo stimolo giusto e necessario per ritrovare il talento che non sempre sinora è riuscito a esprimere.

Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team), 6,5: Va vicino al colpaccio al GP Francoforte, chiuso in terza posizione in un gruppetto di alto profilo, confermando le sue grandi qualità per le corse di un giorno. Secondo anche di una tappa alla Vuelta a Castilla y Leon due mesi dopo, dimostra di poter portare risultati importanti alla sua squadra e sicuramente merita altre possibilità

Yevgeniy Fedorov (Astana Qazaqstan), 5,5:  Dal campione del mondo U23 ci si aspettava sicuramente qualcosa in più, anche se le buone prestazioni a livello continental sono comunque un risultato importante per lui, team e nazione. Gli manca tuttavia ancora un risultato di alto profilo nelle corse di maggiore livello, nelle quali forse fatica ancora un po’ troppo, anche se chiaramente non bisogna dimenticare le gerarchie interne che lo hanno frenato in alcune circostanze.

Rubén Fernández (Cofidis), 5,5: Una nuova stagione senza picchi per quello che è stato una delle grandi promesse del ciclismo spagnolo. Qualche piazzamento qua e là, alcune fughe alla Vuelta e un ruolino di marcia che rimane ancora con la casella “0” alla voce vittorie.

Finn Fisher-Black (UAE Team Emirates), 6,5: Una vittoria e un buon numero di piazzamenti, su tutti il secondo posto di tappa in una Vuelta a España in cui non manca di dare il suo contributo al team, che finalmente lo vedono cominciare ad affacciarsi al livello che tutti preconizzavano per questo precoce e luogilineo scalatore neozelandese, passato professionista a 19 anni con grandi ambizioni.

Filippo Fiorelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizané), 7: Non riesce a ripetere il successo dello scorso anno, ma la sua costanza nel corso della stagione lo vede ottenere 22 top10, tra le quali quattro podi. Tra questi spicca la tappa finale del Giro d’Italia, conferma della sua capacità di resistenza e di una crescita regolare che ovviamente spera di poter rendere più concreta il prossimo anno, che sarà il quinto fra i professionisti.

Davide Formolo (UAE Team Emirates), 7,5: Gregario troppo spesso sacrificato alla causa del team, abbandonando ambizioni personali che lo avevano portato a sfiorare grandi successi nelle passate stagioni, trova in autunno spazio e gamba per lasciare il segno con due splendide azioni coraggiose. I successi a Coppa Agostoni e Veneto Classic, sono così ottimo trampolino di lancio per il suo trasferimento che lo riporterà ad avere più spazio e opportunità.

Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa), 6: Il successo di tappa e classifica alla Vuelta Asturias è l’apice di una stagione che parte bene, confermando le qualità di scalatore adatto alle corse a tappe, ma gli manca il risultato di peso che possa confermare il salto di qualità atteso. Nel WorldTour dal prossimo anno, avrà sicuramente anche più certezze, continuità e supporto per cercare di migliorarsi ulteriormente.

Tobias Svendsen Foss (Jumbo-Visma), 5: Una delle pochissime note negative della stagione della squadra neerlandese. Il norvegese manca gli appuntamenti in cui era stato designato come riferimento per la classifica e non riesce a brillare particolarmente nel fondamentale della cronometro, di cui era campione del mondo in carica a inizio stagione. Dal 2024 cambierà colori, con l’obiettivo di trovare la sua effettiva dimensione.

Omar Fraile (Ineos Grenadiers), 6: Unito al grande lavoro al servizio del team, il successo ad inizio stagione alla Vuelta Andalucia salva una stagione nella quale tuttavia sembra aver perso quel guizzo e quella intraprendenza che ne avevano fatto un pericoloso cacciatore di tappe, tra i più temuti in gruppo.

Marco Frigo (Israel-Premier Tech), 7: Stagione da neoprofessionista più che positiva. Si mette in mostra soprattutto al Giro d’Italia, con tanto coraggio e con azioni di ottima qualità, compresa quella che lo porta sul podio di giornata nell’impegnativa tappa di Bergamo. Nella seconda metà di stagione si vede meno, ma la giovane età presuppone anche qualche periodo buono per tirare il fiato.

Frederik Frison (Lotto Dstny), 6,5: Non tra i più attesi della sua squadra, l’esperto passista belga trova due ottimi risultati in una campagna di primavera altrimenti votata al sacrificio per il team. Il quarto posto a Gand-Wevelgem e Classic Brugge-De Panne sono un bottino interessante per un corridore generoso che raramente ha le sue occasioni per far valere le sue qualità al passo. Dopo una vita nel team belga, cambierà squadra nel 2024 per scoprire fino in fondo i suoi limiti.

Chris Froome (Israel-Premier Tech), 5: I sogni restano vivi, ma la realtà, almeno per il momento, rimane impietosa. Il vincitore di quattro Tour de France, due Vuelta a España e un Giro d’Italia non è stato neppure selezionato dalla sua squadra per partecipare al Tour. Nei quasi 40 giorni di corsa affrontati, si è visto pochissimo e i freddi risultati sono stati comunque poco rilevanti. Lui ci vuole riprovare nel 2024, da vedere se riuscirà a coronare i suoi sogni.

Jakob Fuglsang (Israel-Premier Tech), 5: Un altro decano che sembra aver imboccato una traiettoria non più modificabile. Il danese ha avuto qualche problema fisico cui far fronte, ma il colpo di pedale non è mai stato particolarmente confortante, se si eccettua la prestazione sfoderata alla Super 8 Classic (quinto posto). Anche lui vuole comunque provare a rilanciarsi, almeno per una volta ancora, nella prossima stagione.

LETTERA G

Felix Gall (Ag2r Citroën), 7,5: Al quarto posto tra le nostre Sorprese del 2023, il 25enne austriaco è riuscito a trovare la propria dimensione tra gli scalatori disputando una stagione ad alti livelli. Dopo il decimo posto al Giro dei Paesi Baschi continua a crescere, chiudendo nono al Tour of the Alps, ottavo al Giro di Svizzera e ottavo anche al Tour de France grazie a diverse fughe e al bellissimo successo di tappa al Courchevel. Riesce spesso a tenere le ruote dei migliori, dimostrando una crescita molto interessante, anche se è ancora tutto da vedere se saprà reggere la pressione per diventare un vero e proprio uomo di classifica nei Grandi Giri per gli anni a venire.

Tony Gallopin (Lidl-Trek), 5,5: Gli ultimi chilometri di una lunga carriera non sono stati particolarmente memorabili. Accumula quasi 80 giorni di corsa e si mette in mostra raramente: alla fine, nella raccolta stagionale ci sono solo il secondo posto al Circuito de Getxo e il quarto posto al Campionato nazionale francese.

Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 9: Quest’anno, il rendimento su strada del colosso piemontese è stato di altissimo livello. La più interessante novità è quella di un’importante competitività non soltanto a cronometro, come dimostrano ampiamente il secondo posto alla Milano-Sanremo, alla Vuelta a San Juan e alla Volta ao Algarve, nonché il successo al Giro di Vallonia e i due secondi posti in volata alla Vuelta a España. Nella sua specialità sbaglia ben poco, pur dovendosi arrendere allo spauracchio Remco Evenepoel nella crono inaugurale del Giro d’Italia e nei successivi Mondiali di Glasgow, così come su pista, dove conquista l’ennesima medaglia d’oro iridata nell’inseguimento individuale, al termine di una finale che ha rappresentato uno dei momenti più emozionanti dell’intero 2023.

Ivan Garcia Cortina (Movistar), 6: Corridore storicamente poco vincente (e lo conferma anche quest’anno), lo spagnolo contribuisce comunque a portare un buon numero di punti alla squadra trovando alcuni piazzamenti durante la stagione, il più importante dei quali è sicuramente il quinto posto alla E3 Saxo Classic alle spalle dei tre big e del compagno Jorgenson. Il salto di qualità non sembra ancora arrivare.

Gianmarco Garofoli (Astana Qazaqstan), 6: Alla prima vera stagione da neoprofessionista, regge bene il palcoscenico, accumulando preziosa esperienza per il futuro e e provando anche a mettersi in mostra in qualche occasione, provando qualche azione dalla distanza o gettandosi in qualche mischia nel finale.

David Gaudu (Groupama-FDJ), 5,5: La stagione dello scalatore transalpino inizia decisamente bene grazie soprattutto al secondo posto alla Parigi-Nizza (alle spalle di Pogacar e davanti a Vingegaard) e al quarto al Giro dei Paesi Baschi, ma dopo questi risultati non riesce praticamente più a mettersi in evidenza durante l’anno. A pesare sul suo bilancio è soprattutto il deludente Tour de France, dove alla fine, grazie alle sue qualità, riesce comunque a concludere al nono posto, ma lontano più di 23 minuti da Vingegaard e senza praticamente mai essere protagonista.

Fernando Gaviria (Movistar), 5,5: Arrivato in squadra per rilanciare una carriera che nelle ultime stagioni gli ha dato poche soddisfazioni, il velocista colombiano non riesce particolarmente nell’intento (e neppure a corrispondere alle aspettative della formazione spagnola) nonostante un buon inizio. Conquista tre podi di tappa (con una vittoria) alla Vuelta a San Juan, podi a UAE Tour, Tirreno-Adriatico e Milano-Torino e un successo al Giro di Romandia, ma al Giro d’Italia non riesce mai a essere protagonista nelle volate, e dopo la Corsa Rosa si vede pochissimo.

Derek Gee (Israel-Premier Tech), 7: Una delle rivelazioni del Giro d’Italia, dove conquista il premio di supercombattivo grazie a tre settimane sempre all’attacco. Centra infatti ben sette fughe, al termine delle quali arriva quasi sempre a giocarsi la vittoria di giornata, anche se alla fine non riesce mai ad alzare le braccia al cielo, concludendo secondo per ben quattro volte e quarto in due occasioni. Con la sua grinta e le sue qualità, potrebbe togliersi belle soddisfazioni in futuro, diventando tra gli attaccanti più temuti.

Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers), 7: Fin quando ha potuto correre, il 28enne non è praticamente mai uscito dalle prime posizioni: terzo alla Volta Valenciana (con vittoria di tappa), sesto alla Vuelta a Andalucia, terzo alla Tirreno-Adriatico e primo al Tour of the Alps (con due successi di giornata). Anche il Giro d’Italia comincia alla grande e all’inizio della seconda settimana è terzo a 5″ dal compagno dalla Maglia Rosa, il compagno di squadra Geraint Thomas, ma una bruttissima caduta in discesa nell’undicesima frazione gli causa una frattura all’anca che lo costringe ovviamente al ritiro e lo mette ko per tutto il resto della stagione.

Biniam Girmay (Intermarché-Circus-Wanty), 5,5: Dopo il gran 2022, l’eritreo non riesce a confermarsi in questo 2023, qualche volta anche a causa di un po’ di sfortuna, come quella che lo mette ko al Giro delle Fiandre e chiude anticipatamente la sua prima parte di stagione. Durante l’anno riesce comunque a ottenere due vittorie e qualche piazzamento, ma si vede poco negli appuntamenti che contano, soprattutto al Tour de France.

Dorian Godon (Ag2r Citroën), 7: In pratica la sua stagione si può ricondurre a due soli giorni, ma di gran qualità. Il francese trionfa alla Freccia del Brabante tenendosi dietro l’arrembante Ben Healy e poi mette tutti in fila, qualche mese più tardi, al Giro del Veneto, firmando un’azione di alto profilo in un finale molto incerto.

Romain Gregoire (Groupama-FDJ), 7: La stagione da neoprofessionista è più che positiva. Vince due brevi corse a tappe, la Quattro Giorni di Dunkerque e il Tour de Limousin, e complessivamente fa vedere ottime cose su percorsi mossi e complicati, tanto da piazzarsi fra i primi 10 alla Strade Bianche. Sfiora anche un pesante successo di tappa alla Vuelta, confermando così di essere un corridore con grandi prospettive.

Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla), 6,5: I successi non mancano, anche se su scala WorldTour ce n’è uno solo, all’UAE Tour. Al Tour de France raccoglie un secondo posto, si piazza spesso, ma non riesce a spezzare l’egemonia di Jasper Philipsen. Da vedere ora come verrà gestito in una squadra che ha appena accolto anche Caleb Ewan.

Felix Groβschartner (UAE Team Emirates), 6,5: Si cala bene nella realtà di una squadra enormemente attrezzata, risultando prezioso nel lavoro di appoggio ai compagni, quando richiesto. Nei momenti in cui le strategie gli lasciano campo libero, si mette in mostra, sfiorando la vittoria nella generale del Giro di Germania.

Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), 7,5: Le sue caratteristiche da velocista completo si sposano perfettamente con la struttura e con i programmi della squadra. In pratica, va dove non c’è Philipsen e riesce spesso a raccogliere parecchio. In tutto le vittorie sono 6, fra cui due alla Vuelta a España (da dove torna a casa anche con la Maglia Verde) e una al Giro d’Italia, corsa che non è poi riuscito a portare a termine. Carta più che affidabile per una squadra che non ha pensieri di classifica generale di cui tenere conto.

LETTERA H

Carl Fredrik Hagen (Q36.5 Pro Cycling Team), 5: Doveva essere una delle carte più importanti a disposizione della nuova squadra svizzera, ma finisce per raccogliere ben poco, non riuscendo a distinguersi in alcuna delle brevi corse a tappe che hanno contraddistinto il suo programma stagionale.

Jack Haig (Bahrain Victorious), 5,5: L’approccio ai suoi grandi obiettivi sembra sempre andare bene, con buoni risultati sia in vista del Giro d’Italia e Tour de France a Tour of the Alps e Giro del Delfinato, in cui se la gioca con i migliori, ma poi nei GT le cose non vanno come sperato, complice anche la sfortuna. A quel punto ha il merito di provarci quando possibile, mettendosi per il resto al servizio del team, senza imbronciarsi. Resta tuttavia ancora lontano dai suoi migliori livelli e un nuovo podio nei GT sembra quasi un miraggio.

Marco Haller (Bora-hansgrohe), 6: Tanto lavoro oscuro per i compagni e poche possibilità di prendersi la scena. In quasi 80 giorni di corsa affrontati, chiude solo due volte fra i primi 10 dell’ordine d’arrivo. Porta a termine il Tour de France dopo aver provato in qualche occasione a farsi vedere in fuga e risulta comunque importante per il successo del compagno di squadra Jordi Meeus sui Campi Elisi.

Chris Hamilton (Team dsm-firmenich), 5,5: Accumula chilometri su chilometri, completando sia il Tour che la Vuelta. In Spagna, peraltro, prova spesso l’attacco da lontano, raccogliendo un podio di giornata e qualche altro momento in vetrina. Il piatto delle vittorie, però, rimane vuoto, al tramonto della sua settima stagione da professionista.

Lucas Hamilton (Team Jayco AlUla), 5: Prosegue una tendenza che lo vede al ribasso, dopo le buone cose fatte vedere nei primi anni di carriera. Non viene scelto dalla squadra per alcuno dei tre Grandi Giri e nelle occasioni che gli rimangono a disposizione resta lontano dal cuore dall’azione, con un’unica eccezione durante la Maryland Classic, chiusa al quarto posto.

Chris Harper (Team Jayco AlUla), 7: Al primo anno lontano dalla Jumbo-Visma firma la miglior stagione della sua carriera, finora. L’australiano dimostra di avere un ottimo motore per le salite, risultando fra gli scalatori più brillanti persino nell’ultima settimana del Tour de France. Finisce bene la stagione, mettendosi in mostra anche nelle classiche di un giorno dell’autunno italiano.

Ethan Hayter (Ineos Grenadiers), 6: La stagione parte decisamente male con la frattura della clavicola a gennaio che lo tiene quasi due mesi lontano dalle corse. Al rientro non tarda a farsi rivedere cogliendo due successi ad aprile in corse rilevanti come Giro dei Paesi Baschi e Giro di Romandia prima di staccare, ma poi la dea bendata lo attende al varco, con una nuova frattura della clavicola al suo rientro alle corse al Delfinato che correva in vista del Tour. Altri due mesi fermo lo vedono rientrare a fine estate per ottenere comunque qualche buon piazzamento, anche se non ritrova più la strada della vittoria. Di più era difficile chiedere.

Ben Healy (EF Education-EasyPost), 8: Stagione di alto livello per il 23enne irlandese, indubbiamente la grande sorpresa di questa stagione. Conosciuto da pochi prima della primavera, il classe 2000 brilla prima in Italia tra Coppi e Bartali e GP Larciano, portandosi a casa due successi che lo mettono in grande fiducia in vista delle corse più importanti, rivelandosi tra i protagonisti  nelle Ardenne, battuto dal solo Pogacar alla Amstel, poi quarto a Liegi. Sullo slancio viene al Giro e si prende una splendida tappa, soffrendo poi un finale di stagione meno brillante, ma in cui comunque si porta a casa un’altra bella vittoria, confermando le sue qualità.

Ben Hermans (Israel-Premier Tech), 5: Molto meglio dello scorso anno, complicato da molti problemi fisici, con in particolare il covid che lo ha pesantemente colpito, appare ancora lontanissimo dal suo livello e dai risultati che comunque aveva mostrato di essere in grado di portarsi a casa. A 37 anni sembra difficile possa avere ancora molto da dire, ma sarà in gruppo l’anno prossimo per farci ricredere.

Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck), 5,5:  Alcuni problemi respiratori ne condizionano la primavera, che racchiudeva gran parte dei suoi obiettivi stagionali dopo gli ottimi risultati dello scorso anno, ma in realtà anche nel resto dell’anno non ha mai la gamba per riuscire a lasciare il segno, chiuso anche in ordini di squadra che lo vogliono al servizio del team.

Jesus Herrada (Cofidis), 7,5: Altra stagione da regolarista per l’esperto corridore spagnolo che si porta a casa tre vittorie, tra le quali spicca la terza tappa in carriera alla Vuelta, 5 podi, 11 Top5 e 22 Top10 che ne fanno un corridore fondamentale per il team vista la capacità di unire qualità e quantità, fondamentali per un team che lotta per conservare la licenza WorldTour.

Rune Herregodts (Intermarché-Circus-Wanty), 6: A sprazzi fa vedere cose interessanti, raccogliendo alcuni piazzamenti di rilievo nelle corse di un giorno e anche nelle brevi gare a tappe. Gli mancano gli acuti vittoriosi piazzati invece nelle stagioni precedenti, ma per la squadra rimane un corridore affidabile e importante.

Sergio Higuita (Bora-hansgrohe), 5: Una vittoria e qualche piazzamento qui e lì nel corso della stagione non bastano a salvare il bilancio di un corridore che ha mostrato di poter vincere corse prestigiose. Atteso al definitivo salto di qualità dopo un 2022 importante, questa volta va lontanissimo dai suoi obiettivi nel corso di una stagione in cui quasi mai trova la gamba anche solo per farsi vedere.

Jai Hindley (Bora-hansgrohe), 6,5: Il 27enne australiano conferma le sue qualità in salita vivendo un buon Tour de France, seppur in calando, nel quale comunque si porta a casa una tappa e la gloria di un giorno in giallo. Prima della Grande Boucle si era comunque già fatto vedere più volte, anche se l’appuntamento con le classiche non era andato benissimo, ribadendo così una propensione per le gare a tappe, nelle quali invece trova quasi sempre spazio e modo per farsi vedere.

Marc Hirschi (UAE Team Emirates), 7,5: Chiuso da ordini di scuderia nelle corse più importanti, quelle in cui si era rivelato tre anni fa, lo svizzero vive comunque una stagione importante, con in particolare un finale di stagione tanto prolifico quanto generoso visto che più volte lascia gloria ai suoi compagni, accontentandosi del piazzamento alle loro spalle.

Jan Hirt (Soudal-QuickStep), 6: Preso per fare il gregario, fa quello che gli viene chiesto, senza grandi exploit, ma comunque presente.

Alvaro José Hodeg (UAE Team Emirates), 6: Per lui era importante soprattutto tornare a respirare l’aria delle gare, dopo la caduta che lo ha costretto a saltare tutto il 2022. La missione è stata compiuta e nella seconda metà di stagione il colombiano ha anche provato a ributtarsi nelle volate, ottenendo qualche piazzamento che fa ben sperare per il futuro.

Hugo Hofstetter (Team Arkéa-Samsic), 5,5: Qualche sporadico piazzamento è poco per il corridore transalpino, che era reduce dalla migliore stagione della sua carriera, rivelandosi fondamentale per la caccia al WorldTour della sua squadra. Una impresa che proverà a ripetere tornando alla Israel, dove for

Mikkel Frølich Honoré (EF Education-EasyPost), 5: La sfortuna ci ha messo lo zampino, costringendolo a fermarsi due mesi dopo la brutta caduta alla Liegi, ma ormai la primavera, il periodo più importante della sua stagione, era in sostanza passata senza che avesse portato alcun frutto. L’unica top10 della sua stagione sarà poi a fine estate, verso un autunno in cui nuovamente il completo corridore danese non brilla, senza essersi mai pienamente ripreso.

Hugo Houle (Israel-Premier Tech), 6: Si conferma corridore generoso e dedito all’attacco da lontano. Non ripete i colpacci della stagione 2022, ma raccoglie qualche discreto piazzamento qua e là lungo il calendario e conclude un Tour de France come uno dei partecipanti più spesso in fuga nell’arco delle tre settimane.

Damien Howson (Q36.5 Pro Cycling Team), 7: L’australiano risulta uno dei corridori più redditizi per la neonata squadra. Vince una tappa alla Vuelta Asturias e, dove ne ha la possibilità, finisce sempre per ottenere buoni piazzamenti nelle classifiche generali. Alla Vuelta a Burgos gli stanno davanti solo tre super corridori, mentre al Tour of Britain riesce a salire sul terzo gradino del podio, finendo a soli 3 secondi dal vincitore finale, Wout van Aert.

LETTERA I

Daryl Impey (Israel-Premier Tech), 5: L’ultima stagione della carriera corre via nell’anonimato. Il sudafricano, entrato in gruppo nel 2008 e uscitone all’alba dei 39 anni di età, non ha aggiunto risultati di spessore a una carriera comunque più che onorevole, costellata da 30 vittorie, alcune anche molto interessanti grazie alle sue doti di resistenza unite allo spunto veloce.

Gorka Izagirre (Movistar), 5,5: Prova a gettarsi nelle fughe che caratterizzano le tappe di montagna, ma nei momenti decisivi non riesce a tenere le ruote dei rivali che vanno poi a giocarsi le posizioni più importanti nell’ordine d’arrivo. Qualche piazzamento discreto nelle corse di un giorno in terra spagnola, ma c’è l’impressione che le stagioni migliori siano ormai dietro le spalle.

Ion Izagirre (Cofidis), 7,5: Rispetto al fratello qui sopra, che ha anche due anni in più sulla carta d’identità, è tutta un’altra storia. Trova una vittoria pesantissima, per sé e per la squadra, al Tour de France, conquista un notevolissimo podio finale al Giro dei Paesi Baschi e lascia il segno anche in diverse altre occasioni, fra cui San Sebastian (quinto) e Montréal (ottavo). Per la Cofidis è uno dei migliori “realizzatori” stagionali e il suo è un contributo che potrà essere fondamentale nella corsa-salvezza.

LETTERA J

George Jackson (Bolton Equities Black Spoke), 7: A livello Professional è una delle grandi sorprese della stagione. Il neozelandese conquista cinque successi, in corse frequentate anche da corridori di squadre WorldTour, e si candida come uno dei nomi emergenti del panorama delle volate. La sua squadra chiude a fine 2023, ma lui, 23 anni, è uno di quelli che trova un salvagente significativo, dato che nel 2024 difenderà i colori della Burgos-BH.

Fabio Jakobsen (Soudal-QuickStep), 6: Per vincere, vince. Il conto dei successi del 2023 arriva a quota sette, ma nella lista pare mancare la vittoria di spessore, soprattutto a causa della caduta che al Tour de France prima ne condiziona il rendimento e poi ne causa il ritiro. Gli manca l’acuto anche nelle Classiche di un giorno a lui propizie e si rompe anche qualcosa nello storico legame con la squadra, tanto che l’annucio del cambio maglia che avverrà nel 2024 (andrà alla Dsm Firmenich-PostNL) arriva abbastanza presto rispetto ai canoni.

Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team), 7: Dopo aver superato un grave problema al ginocchio che aveva condizionato negativamente il suo 2022, il 24enne norvegese inizia a mettere in mostra tutto il suo talento in questa stagione, soprattutto nella seconda metà. Dopo un podio di tappa e la top-15 al Delfinato, il vincitore del Tour de l’Avenir è infatti protagonista di tre fughe nel primo Tour de France suo e della sua squadra, e in tutte e tre le occasioni riesce a centrare la top-10 di giornata, chiudendo addirittura terzo a Cauterets-Cambasque alle spalle solo di Pogacar e Vingegaard. Dopo la Grande Boucle, è poi protagonista di un bel finale di stagione con numerosi piazzamenti e un successo nella frazione finale del Giro del Lussemburgo.

Matthias Norsgaard Jørgensen (Movistar), 5: Giusto qualche spunto, in corse di medio livello, per un corridore che non sta mantenendo le ottime premesse createsi nei suoi anni nelle categorie giovanili. Ha un contratto in essere fino al 2026 e ha ancora tanto tempo per provare a invertire la tendenza.

Matteo Jorgenson (Movistar), 8: Prosegue lungo la traiettoria di crescita iniziata nelle stagioni precedenti e risulta uno dei corridori più pimpanti della squadra spagnola. Parte alla grande, vincendo una tappa e la generale al Tour of Oman e continua molto bene, correndo da protagonista la Parigi-Nizza e anche le Classiche del pavé, piazzandosi quarto alla E3 Saxo Classic e nono al Giro delle Fiandre, sorprendendo così per la sua completezza. La condizione non cala e lo statunitense fa ottime cose anche al Giro di Romandia (secondo nella generale) e va a caccia del successo di tappa al Tour de France, obiettivo prima sfiorato e poi abbandonato causa ritiro dopo numerosi problemi fisici in seguito a cadute. Da vedere ora se saprà crescere ulteriormente, con la maglia della Visma | Lease a Bike.

Bob Jungels (Bora-hansgrohe), 5: Veniva da un 2022 in cui aveva fatto rivedere qualche scampolo di classe e da un cambio di colori, dopo aver lasciato la Ag2r. Il primo anno in Bora, però, lo ha visto abbondantemente sotto le attese: in gara sia al Giro che al Tour, si limita al lavoro di sostegno ai compagni. In 74 giorni di corsa spicca solo in una tappa della Volta Valenciana, a febbraio, dove si piazza secondo.

Christopher Juul-Jensen (Team Jayco AlUla), 5,5: Il danese ormai prosegue la sua traiettoria da gregario, mettendo a disposizione dei compagni il suo bagaglio completo. Ha comunque qualche giornata di libertà in cui provare a dire la sua, anche se non riesce mai a lasciare il segno in prima persona, ma d’altro canto quello ormai è un bonus, non la missione principale.

LETTERA K

Lennard Kämna (Bora-hansgrohe), 7.5: Con il successo sul Collado de la Cruz alla Vuelta entra nel ristretto novero dei corridori capaci di vincere tappe in tutti e tre i Grandi Giri. Il tedesco si spende anche al Giro d’Italia, provando a curare la classifica generale e vedendosi ricompensato con un nono posto decisamente positivo. Nell’arco dell’anno si mette in luce pure alla Tirreno-Adriatico e al Tour of the Alps, confermandosi carte sicuramente importante per la sua squadra.

Alexander Kamp (Tudor Pro Cycling Team), 7: Risulta uno dei corridori più importanti e prolifici per la neonata Professional svizzera. Il danese vince la generale del Région Pays de la Loire Tour e si piazza in tante altre occasioni, fra cui la Amstel Gold Race (nono), la Freccia del Brabante (sesto) e il GP Québéc (settimo). Per i percorsi mossi e per le corse a tappe non troppo esigenti sul piano altimetrico sarà un corridore da tenere d’occhio per il futuro.

Max Kanter (Movistar), 5,5: Si piazza quando può, in particolare al Tour of Britain, ma testimonia la stagione tutt’altro che entusiasmante del “pacchetto-velocisti” della sua squadra. Nel 2024 cambierà aria, provando a rilanciarsi in una Astana che sembra particolarmente votata alle volate.

Wilco Kelderman (Jumbo-Visma), 7: Si ricicla come gregario dopo le esperienze dolci-amare alla Bora e lo fa nel migliore dei modi, partecipando ai successi di squadra a Tour e Vuelta dopo l’infortunio che lo taglia fuori dal Giro. C’è quando serve, completando un programma in cui gli spazi a disposizione per le sue ambizioni personali sono decisamente ridotti.

Jens Keukeleire (EF Education-EasyPost), 5: L’ultima stagione da corridore professionista corre via senza particolari sussulti. Anche sull’amato pavé non ha più il passo per stare con i migliori.

Alex Kirsch (Lidl-Trek), 6,5: Importante appoggio per i capitani, soprattutto su percorsi veloci, coglie un prezioso secondo posto nell’ultima tappa del Giro, superato solo da Mark Cavendish. Porta a termine anche il Tour de France e fa cose discrete negli appuntamenti di fine stagione in cui è chiamato in causa.

James Knox (Soudal-QuickStep), 6: Rimane nel solco delle stagioni precedenti, in cui ha avuto poco modo di brillare di suo. Fa buone cose al Giro dei Paesi Baschi e porta a termine una Vuelta il cui andamento in pratica gli toglie i compiti per cui era stato selezionato, ovvero quelli di appoggio a Evenepoel.

Patrick Konrad (Bora-hansgrohe), 6,5: Le esigenze di squadra gli lasciano meno possibilità di incidere individualmente, soprattutto nelle grandi corse a tappe. Dà comunque il suo contributo e, quando può, si ritaglia attimi in vetrina, come testimoniano l’ottavo posto alla Liegi e un sorprendente secondo alla Eschborn-Frankfurt. Passerà alla Lidl-Trek e c’è curiosità per capire quali saranno le sue nuove mansioni.

Alexander Konychev (Team corratec-Selle Italia), 6: Gli resterà il rammarico di quel successo di tappa svanito per poco allo ZLM Tour, in un finale molto convulso che lo vede poi secondo. Per il resto, porta a termine un Giro d’Italia in cui si fa vedere in qualche occasione e prova a mettersi in mostra in volata.

Olav Kooij (Jumbo-Visma), 7,5: Completa una stagione da 13 successi, inanellando vittorie su vittorie nelle brevi corse a tappe e iniziando a spingere per una “convocazione” in un Grande Giro da parte della squadra. Si fa notare anche nelle Classiche di un giorno più adatte ai corridori veloci e raccoglie anche il bronzo agli Europei, dimostrando di avere qualità anche da fondista, nonché facendo emergere una discreta resistenza in salita.

Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck), 7: Il cambio di colori gli ha fatto bene. Raccoglie un successo di livello WorldTour al GP di Francoforte, chiude quinto la Sanremo e, in generale, risponde sempre presente quando le strategie di squadra lo chiamano al lavoro. Dopo un Tour de France corso al servizio dei compagni, è uno dei protagonisti nel finale di stagione, con una serie di buoni piazzamenti.

Alexander Kristoff (Uno-X Pro Cycling Team), 6,5: Chiude la stagione con due successi, fra Norvegia e Algarve, e con una marea di piazzamenti che fanno bene alla sua squadra e confermano una volta di più la sua solidità. Il quarto posto alla Omloop Het Nieuwsblad è probabilmente il picco qualitativo della sua annata; da vedere se, con l’età che avanza, riuscirà a ripetersi anche in un 2024 in cui la Uno-X vorrà aumentare ancora di più il suo peso in gruppo.

Andreas Kron (Lotto Dstny), 7,5: Un altro danese che va fortissimo, soprattutto su percorsi mossi e complicati. Vince una tappa alla Vuelta, sul prestigioso traguardo di Barcellona, e lungo tutto il Grande Giro spagnolo è protagonista costante e battagliero. In primavera spicca in diverse occasioni, fra cui la Amstel Gold Race (quarto), e in autunno fa lo stesso, raccogliendo una notevole serie di piazzamenti nelle Classiche italiane (decimo al Lombardia e quinto alla Veneto Classic).

Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), 5,5: Un infortunio lo taglia fuori dalla selezione per il Tour de France. Prima e dopo, conduce una stagione abbastanza anonima, spesso al servizio di compagni più brillanti, in un ruolo dal quale ormai non sembra più in grado di uscire malgrado le ambizioni e i risultati ottenuti in passato.

Merhawi Kudus (EF Education-EasyPost), 5,5: Poco chiamato in causa dalla squadra, prova a sfruttare le occasioni a disposizione, ma non va oltre qualche piazzamento e resta, almeno per il momento, senza contratto per la prossima stagione.

Stefan Küng (Groupama-FDJ), 7: Si conferma fra i protagonisti delle Classiche del Nord, sfoderando ottime prestazioni fra Fiandre e Roubaix, e disputa un eccellente Mondiale in linea. Paradossalmente, le delusioni arrivano dalle cronometro a lui tanto care: alla prova iridata si presenta in debito d’ossigeno, in quella europea cade rovinosamente e manca il successo nelle occasioni a disposizione sia al Giro che al Tour (anche se in quest’ultimo caso il percorso non era proprio per lui). Il cartellino delle vittorie comunque lo timbra in due occasioni e rimane uno dei corridori più preziosi e redditizi della sua squadra.

Sepp Kuss (Jumbo-Visma), 9,5: Da tempo era chiaro che fosse uno dei migliori scalatori al mondo, così come era evidente la sua importanza nel telaio della squadra. Il 2023 è stato però un anno straordinario per il corridore di Durango, che ha dato un enorme contributo ai successi della Jumbo-Visma al Giro e al Tour e poi si è presentato anche alla Vuelta, riuscendo addirittura a vincerla, diventando così l’unico corridore della storia ad aver vinto tre GT nella stessa stagione. Sulla sua vittoria resterà sempre il dubbio di quel che sarebbe successo se ci fosse stata “libera competizione” fra lui, Vingegaard e Roglič, ma il trionfo – per tutto quel che ha fatto quest’anno e in carriera – rimane ampiamente meritato.

Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), 6,5: Una primavera abbastanza incolore e una stagione complessivamente timida, “salvata” dalla splendida cavalcata che lo ha portato a vincere una tappa al Tour de France, sul traguardo di Grand Colombier. Corre poi da protagonista anche il Giro di Polonia, non riuscendo però a portare a casa il successo finale.

LETTERA L

Victor Lafay (Cofidis), 7,5: La vittoria nella seconda tappa del Tour de France grazie a un colpo da finisseur nel finale vale già tantissimo, ma a quella il 27enne aggiunge un altro successo, seppur minore, alla Classic Grand Besançon Doubs, oltre ad alcuni piazzamenti di valore nelle corse di un giorno (sesto alla Freccia Vallone, terzo alla Agostoni). Si è quindi visto sicuramente un passo in avanti da parte sua in questo 2023, anche se ancora manca un po’ di continuità.

Yves Lampaert (Soudal-QuickStep), 6: Anche se, rispetto allo scorso anno, è mancato l’acuto, il belga si conferma un corridore utile nell’economia della squadra, soprattutto in supporto ai compagni, e quando ha delle opportunità in prima persona riesce a portare a casa qualche piazzamento.

Mikel Landa (Bahrain Victorious), 6,5: Rispetto alla passata stagione, il suo andamento è stato un po’ più altalenante, anche se fa comunque il suo cogliendo qualche buon risultato e portando punti preziosi alla squadra. Positivo nella prima parte di stagione, dove non esce mai dai primi dieci delle corse alle quali partecipa (con la ciliegina del terzo posto alla Freccia Vallone), lo scalatore basco stecca invece al Tour de France, rifacendosi parzialmente alla Vuelta con un buon quinto posto.

Victor Langellotti (Burgos-BH), 6: Qualche discreto piazzamento qua e là e un successo di tappa al Giro di Turchia bastano al monegasco per ottenere la sufficienza, anche se probabilmente sperava di fare un passo in avanti dopo il bel 2022.

Christophe Laporte (Jumbo-Visma), 8,5: Il transalpino conferma le grandi cose fatte vedere nella passata stagione, dividendosi anche quest’anno tra il ruolo di gregario (in particolare al Tour) e quello di seconda punta nelle classiche. È qui che ottiene i risultati migliori con le vittorie a Gand-Wevelgem (gentilmente concessagli da Van Aert) e Dwars door Vlaanderen e le top-10 a Omloop, Kuurne e Roubaix. Lascia il segno (per due volte) anche al Delfinato e nel finale di stagione va a prendersi anche il titolo europeo in linea grazie a una bella azione negli ultimi chilometri, resistendo per pochissimo alla rimonta di Van Aert.

Pierre Latour (TotalEnergies), 5,5: Stagione complicata per il transalpino, che durante il Tour de France confessa una paura per le discese che finisce per bloccarlo psicologicamente molto spesso. Proprio alla Grande Boucle va però vicino a una bella vittoria chiudendo secondo sul Puy de Dôme dopo una giornata in fuga, miglior risultato del suo 2023 assieme a un paio di piazzamenti a inizio anno che, però, non bastano per la sufficienza.

Axel Laurance (Alpecin-Deceuninck Development), 7: Ritrovatosi improvvisamente senza squadra a fine 2022 per la chiusura della B&B Hotels, il promettente transalpino è costretto a un piccolo passo indietro in questa stagione, affrontata con la formazione di sviluppo della Alpecin. Trova comunque un paio di vittorie e qualche piazzamento nelle corse minori, ma soprattutto conquista il titolo iridato U23 a Glasgow, che ne certifica il talento.

Oier Lazkano (Movistar), 7: Stagione decisamente positiva per il 24enne spagnolo, che si conferma corridore in crescita e piuttosto duttile, capace di mettersi in evidenza su diversi terreni. Coglie quattro vittorie, con la perla del titolo nazionale in linea, e ottiene anche un prestigioso secondo posto in una classica del pavé come la Dwars door Vlaanderen, dove non si vedono spesso brillare i corridori della compagine iberica.

Iuri Leitao (Caja Rural-Seguros RGA), 7: Primi successi da professionista per il veloce corridore portoghese, che oltre che su strada, dove conquista tappa e classifica finale al Giro di Grecia e una tappa alla CRO Race, è protagonista anche su pista con un oro ai Mondiali di Glasgow nell’omnium.

Andreas Leknessund (Team dsm-firmenich), 6,5: La sua annata si può riassumere tutta nel suo Giro d’Italia, praticamente l’unica corsa nella quale riesce a cogliere dei risultati, anche perché nella seconda parte dell’anno è costretto a lottare contro qualche problema fisico. Nel GT italiano, il 24enne sfiora il successo nella quarta tappa ma si consola con la Maglia Rosa, che vestirà per cinque giorni, restando poi nelle parti alte della classifica fino a chiudere all’ottavo posto.

Giovanni Lonardi (Eolo-Kometa), 6,5: È mancata solo la vittoria allo sprinter veronese, che in compenso trova numerose top-10 in volata durante l’anno, piazzamenti che gli valgono la conferma con la squadra anche per il 2024 vista la sua buona continuità e la interessante dose di punti che può portare.

Juan Pedro Lopez (Lidl-Trek), 5: Dopo il buon 2022, lo scalatore spagnolo è protagonista di una stagione no in questo 2023. L’anno inizia male con un infortunio che lo tiene lontano dalle corse fino a fine marzo, e da lì inizia a inseguire una condizione che non arriverà praticamente mai, trovando un discreto risultato solamente alla fine, con il 17esimo posto finale alla Vuelta.

Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), 7: Tra le poche note positive della squadra, il kazako non ottiene grandi risultati nelle corse più importanti (a parte un quinto posto all’Amstel Gold Race), ma conquista comunque nove vittorie (di rilievo i successi al Giro di Sicilia, al Giro di Turchia e al Memorial Pantani) e, soprattutto, porta in dote punti preziosi per un team che è già in grande difficoltà nella classifica UCI.

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